5 gennaio 2010

... L'Amante della Savana

Eccomi qui... scusate il luuuuungo tempo che è passato ma sono stata indaffarata con tantissime cose....

La mattina, nonostante fosse primavera inoltrata, era ancora abbastanza fresca e Cora dubitava che avrebbe mai fatto più caldo in Scozia. Sbuffando scese dal letto e, infreddolita, si lavò per bene, togliendosi l'aroma di notte di dosso. Dalla sua finestra poteva vedere uno strapiombo e l'Oceano che, placido si muoveva lentamente al ritmo del leggerissimo vento che spirava da ovest. Delle brutte nuvole si stavano avvicinando e sperava fortemente che non fosse venuto a piovere: quella sera stessa ci sarebbe stato il ricevimento. Era infuriata, comunque. Suo padre le aveva promesso che ci sarebbe stato ed invece non c'era nemmeno l'ombra di lui, cosa che l'aveva ferita e delusa. Mentre sceglieva l'abito da mettere - aveva deciso che avrebbe fatto un giro per Edimburgo, a pochi chilometri da lì - Bess entrò nella camera, tutta trafelata e con un grande sorriso sulle labbra.
"Miss, vostro padre è tornato!"urlò e Cora si precipitò dabbasso, senza ascoltare cosa le stesse dicendo.
Era in camicia da notte e con i capelli sciolti, biondi e ondulati che le svolazzavano davanti al volto.
"Papà!"gridò per la casa, alla ricerca di suo padre. Udì delle voci provenire dal salotto e, ridendo ci si fiondò senza nemmeno sospettare a cosa sarebbe andata incontro. "Papà! Sei tornato finalmente!"
Tutto l'entusiasmo di Cora si spense - ma si accesero di rosso le sue guance - quando invece di suo padre, trovò nel salotto un uomo a lei sconosciuto. Era molto alto, con occhi e capelli scuri e quegli stessi occhi, così neri eppure così luminosi, la guardavano con un moto di piacere nell'osservarla. L'uomo sorrideva leggermente, continuandola a guardare e Cora si sentì come nuda.
"E voi chi siete?"chiese la ragazza cercando di restare calma.
"James Cox, servo vostro."l'uomo si levò il cappello da cowboy - inaudito! - e si inchinò leggermente, rimettendosi poi il cappello in testa. "Voi dovreste essere Cora non è così, la figlia di Sir Mark?"
"Sì."rispose Cora con quanta più dignità riuscisse a raccimolare.
"Bene."James sogghignò e la squadrò per bene.
"Siete un insolente! Almeno..."mormorò Cora quando poi fu interrotta.
"Cora!"
La giovane si girò per ritrovarsi davanti suo padre che l'attendeva a braccia aperte.
"Papà! Pensavo non saresti più venuto!"l'abbracciò ridendo e poi suo padre le mise addosso il suo mantello per coprirla. Cora ci si avvolse dentro, ancora sconvolta di essersi fatta vedere mezza nuda da uno sconosciuto.
"Ah, James. Vedo che avete fatto conoscenza con mia figlia Cora."Mark si avvicinò al suo ospite per spostare poi lo sguardo su Cora. Sua figlia guardava James con un astio crescente e Mark si ritrovò a sorridere. Era ora che prendesse marito.
"Cora lui è James Cox..."
"Lo so chi è." rispose la ragazza interrompendo suo padre.
"Ah, bene. Allora, tesoro, io direi che sarebbe meglio se ti andassi a vestire. Faremo colazione tutti insieme e poi ti mostrerò i regali che ti ho portato dalle Indie Orientali."Mark le si avvicinò, dandole un bacio sulla fronte.
"Anche Mr. Cox fa parte dei tuoi regali?"gli chiese sottovoce Cora, evidentemente infastidita.
"In un certo senso..."
"Cosa? Papà cosa mi nascondi?"Cora divenne rossa dalla vergogna, ripensando a come quell'uomo l'aveva guardata.
"Vestiti chè te lo dirò."
"Sei alquanto criptico."
Con queste parole, Cora salì nella sua camera, credendo di non essersi mai vergognata così tanto. Quando entrò nella stanza, si appoggiò alla porta, chiudendo gli occhi mentre il mantello le cadeva dalle spalle. Fece un profondo respiro e il volto di James, così virile e attraente, le sfrecciò nella mente. E quel suo leggero strato di barba sulle guance? Non era magnifico? Oh, Cora! Si rimproverò severamente. Quando aprì gli occhi trovò Bess che sorrideva. La fulminò con uno sguardo azzurro per niente divertita.
"Siete scappata come un fulmine e non mi avete ascoltato, Miss."si giustificò, facendo segno di girarsi così che potesse aiutarla a vestirsi.
"Oh, Bess! Mi ha guardata in un modo talmente sfacciato!"si lamentò Cora quando oramai vestita Bess le stava acconciando i capelli. Li aveva legati in una treccia che rigirò intorno al capo.
"Ti devi abituare, bambina mia. Sei una donna bellissima e poi non c'è niente di male a farsi ammirare."ridacchiò Bess, pensando che una volta che la sua pupilla avesse scoperto le gioie della femminilità non le sarebbe più dispiaciuto lo sguardo interessato di un uomo.
"Oh, ma Bess! Ero praticamente nuda davanti a lui!"ribadì Cora sconvolta. Le guance le si imporporarono e ne rimase turbata.
Bess si limitò a ridere e a darle un bacio sul capo.
"Non è male come uomo, Miss. E' davvero belloccio, non trovate? E' pieno di muscoli, poi!"
Le due si ritrovarono a ridere e, mentre Cora prendeva lo scialle crema, in coordinato con l'abito, sospirò e si fece coraggio.

James non poteva fingere di essere rimasto impassibile alla bellezza di Cora. Era una delle donne più belle che avesse mai visto in vita sua e si sentì in colpa a provare quel sentimento che già una volta - una volta soltanto - aveva provato per un'altra donna, la donna che aveva amato sopra ogni altra e sopra ogni cosa. Meredith, sua moglie, era morta tre anni prima con il loro figlioletto Duncan di due. Erano sposati da sei anni e si erano amati come il primo giorno ma poi... se n'erano andati lasciando un vuoto incolmabile dentro di sé. Tutte le altre donne con cui era stato non avevano fatto altro che appagare il suo desiderio carnale, ma il suo cuore era rimasto chiuso alla tenerezza. Certo, trattava le donne con il dovuto rispetto, le portava nel suo letto, amandole come un re con la sua regina, ma lo faceva per principio non di certo per voglia.
Ora che Cora era di fronte a lui, sentiva qualcosa, ma cosa? Forse era solo la sua passione che rinasceva ma era sicuro che l'amore non l'avrebbe provato mai più.
"Richard porta quelle scatole di qua, per favore." ordinò Mark ad un domestico che, inchinandosi, obbedì al suo padrone. "Cora, tesoro, ora ti farò vedere cosa ho trovato per te. Spero che ti piaccia."l'uomo si alzò, porgendo la mano a sua figlia.
"Papà mi vizi troppo."ridacchiò Cora dandole un bacio sulla guancia.
"Restate con noi James, non c'è bisogno che ve ne andiate."Mark richiamò l'uomo che stava abbandonando la stanza.
"Grazie mille, sir."chinò il capo e si avvicinò, squadrando ancora Cora. Se la camicia da notte che indossava la mattina fosse stata poco più trasprarente avrebbe potuto vedere le forme che si nascondevano sotto. Da quant'è che non toccava una donna? Uno, due anni?
Richard tornò portando scatole e scatolette e, delicatamente l'appoggiò su un tavolino.
"Papà! Hai comprato tutto l'oriente!"rise Cora incuriosita da tanti regali.
"Per la mia bambina questo ed altro. Adoro sommergerti di regali, tesoro, lo sai."Mark baciò la fronte di Cora e prese la scatola più grande, aprendola. Al suo interno vi era un capo di seta nera ricamato a rose e loti rossi e rosa.
Cora rimase a bocca aperta e lo prese delicatamente dalla scatola. Con un frusciare si aprì e poté ammirarlo meglio. Il tatto le parlava dell'Oriente e di odori e sapori che avrebbe voluto conoscere.
"E' un Kimono, Cora. L'abito tradizionale giapponese. Appena l'ho visto ad Okkaido, non ho potuto resistere alla tentazione di comprarlo per te. Ti piace?"Mark sorrise a sua figlia che annuì senza parlare, troppo emozionata per proferire parola.
"Papà è meraviglioso. Ma cosa potrei mai farci?"
"Potresti indossarlo per casa, o come vestaglia. Mi hanno assicurato che è comodissimo."Mark era ancora più eccitato di sua figlia ed entrambi scoppiarono a ridere.
James guardava il volto angelico di Cora chiedendosi se sotto non ci fosse quel fuoco ardente che aveva conosciuto in ogni donna. Sotto l'abito si intuivano forme generose: seni pieni e fianchi prosperosi. Si sporse leggermente all'indietro per scorgere la forma di un sedere piccolo ma, accidenti a quell'abito, non si vedeva di più! Cora si accorse di essere osservata e guardò con ostilità James. L'uomo si limitò a sorridere e a voltarsi.
"Guarda qui, Cora. Questo scialle è di seta cambogiana, ancora più preziosa di quella cinese. Ti piace, tesoro?"Mark la distrasse mostrandole uno scialle giallo ambra. Cora rimase stupita: era leggerissimo e liscio al tatto, talmente liscio da sembrare impalpabile.
"Oh! E' meraviglioso!"disse, carezzando le frange intrecciate che si allungavano alla fine del capo.
"Non sono finite qui le sorprese, mia cara."Mark le porse una scatola più piccola e Cora l'aprì per trovarvi dentro una camicia da notte di seta avorio estremamente trasparente. Emise un suono sorpreso e se la rigirò per le mani, estasiata. James si voltò e sorrise sotto i baffi. Cosa avrebbe dato per vedergliela indosso? Si sentì acceso dal fuoco e si redarguì. Il fatto che avrebbero condiviso molto tempo insieme, non voleva dire che potesse fare ciò che voleva. Era la figlia dell'uomo che l'aveva assunto, punto. Il suo profilo era incantevole, però. I loro occhi si incrociarono per un lungo periodo e Cora ebbe un brivido, lo vide chiaramente.
"Cora, tesoro. Mi hai sempre detto di voler fare un viaggio con me, non è vero?"Mark la fece tornare alla realtà e la giovane si voltò, annuendo. Sentiva gli occhi di James addosso e deglutendo cercò di non pensarci.
"A settembre partiremo allora, Cora."
"Oh! Ma dici davvero, papà?"urlò Cora, felice come una bambina.
"Certo, tesoro. Andremo in Africa, in Kenya a vedere la Savana."Mark accettò ridendo le urla di gioia di sua figlia.
Cora l'abbracciò troppo felice per credere che fosse vero.
"E Mr. Cox ci farà da guida."la informò suo padre.
Tutta l'allegria di Cora si spense e, lasciando libero suo padre dall'abbraccio. Guardò prima lui e poi James che sorridente, chinò il capo giusto per farla infuriare.
"Cosa?"chiese allora Cora, ancora stordita dalla notizia.
"In Nepal Mr.Cox mi ha salvato la vita da un gruppo di malviventi, Cora e da quel giorno abbiamo viaggiato insieme fin qui. Sai, Mr. Cox è un grande conoscitore dell'Africa e della Savana e si è offerto a mostrarci i luoghi che tu vuoi visitare fin da bambina."Mark vedendo l'espressione stranita di Cora si affrettò a spiegare.
La giovane donna non sapeva cosa dire. Passare degli interi mesi a contatto con quell'uomo non le piaceva nemmeno un pò, ma ora tutto era stato organizzato.
"Cora, non sei felice?"Mark le mise una mano sulla spalla, osservandola.
"Ma certo. Sono felicissima."rispose Cora e, scagliando uno sguardo sdegnato a James, fuggì via senza dare spiegazioni.

20 settembre 2009

... segue L'amante della Savana

Cora era tornata a casa a tramonto inoltrato. Era felice, come non lo era da tempo. Infrangere le regole, fare ciò che voleva senza fare ciò che tutti si aspettavano facesse l'aveva radicalmente cambiata. Julia aveva ragione: se voleva cambiare la sua vita, avrebbe dovuto cominciare dalle cose più piccole. Covent Garden non era più il distretto che era stato un tempo, ma ora c'era una sorta di mercato al coperto dove i ceti meno abbienti potevano trovare tutto ciò di cui avevano bisogno. Insieme a Julia aveva mangiato mele carammelate mentre assistevano alle acrobazie di trampolieri o ascoltavano i sonetti lussuriosi di Pietro l'Aretino, oppure mentre guardavano i giocolieri. Poi, Julia l'aveva portata in un pub. La luce scura del locale l'aveva disorientata un ma, dopo alcuni istanti, riuscì ad abituarcisi. Aveva bevuto due boccali di birra scura accompagnati da un piatto di jacket potatoes.
Ora che scendeva dalla carrozza si sentiva ancora parecchio instabile ma quantomeno riusciva a stare in piedi nonostante barcollasse un .
"Bess!"chiamò allegramente la sua domestica. Bess accorse subito, vedendola tutta rossa in volto e con gli occhi lucidi, vacui quasi.
"Miss, dove siete stata? Avete bevuto!"disse inorridita.
"Sono stata al Covent Garden con Julia e poi in un pub. E ora... sono stanchissima!"Cora rise sguaiatamente e abbracciò Bess che, scandalizzata, la scortò nella sua stanza. "Non mi sono mai divertita così tanto, Bess!"Cora si lasciò cadere sul letto, ridendo di tanto in tanto. "Non mi divertivo così da quando il papà mi portava con sé in giro per il mondo, insieme alla mamma. Poi se n'è andata e papà... ha deciso di lasciarmi qui."mormorò Cora prima di scoppiare in lacrime di nuovo.
"Oh, Cora."Bess si avvicinò, abbracciandola stretta. "Cora, tesoro."la cullò al suo seno, come quando da piccola si svegliava in preda agli incubi. Era risaputo il risentimento di Bess per Eleanor, quella madre degenere, ed ora la odiava ancora di più. Aveva paura che Cora, la sua bambina, potesse cominciare a percorrere una via pericolosa, insieme a quella Julia. Non piaceva né a lei a Lord Mark, ma Cora sapeva essere decisamente testarda. Sospirò e dandole un bacio sulla sommità del capo, andò a prendere la camicia da notte nel cassetto del settimino. Aiutò Cora a spogliarsi e a mettersi sotto le coperte. Anche se era maggio, faceva abbastanza fresco.
"Ecco, ora dormite Miss. Verrò con voi in Scozia, siete contenta?"le chiese vedendola sorridere nel sonno come una bambina.
"Molto contenta,Bess."Cora sprofondò nel regno di Morfeo.


Seconda Parte

Gavin scaricò l'ultima valigia sulla carrozza e Cora e Bess scesero dall'abitacolo. Il viaggio da Londra era stato maledettamente piovoso e Cora avvertiva un malditesta lancinante. Era arrivata con due giorni di anticipo rispetto alla data dell'inizio della saison ma almeno qui, in Scozia, c'era il sole. Un bel sole caldo e giallo illuminava la vallata e le montagne delle Highlands. Ginestre, cardi, erica, e ancora tanti fiori di cui non conosceva il nome. L'aria era frizzante, tersa e fresca. Cora fece un profondo respiro guardandosi intorno. Il castello risaliva al 1300, e la leggenda voleva che gli antenati del suo nonno paterno, Joseph MacGuire Willifred avessero combattuto al fianco di William Wallace; il maniero era grande e con quattro torri merlate: due davanti e due dietro. Di pietra grigia e pesante, era ricoperto leggermente di muschio, dando l'impressione di essere un rudere ancora vivo. Bess aveva mandato, un mese prima, alcune ragazze della servitù per far ripulire per bene il castello dalla polvere e per accudirlo durante l'assenza dei padroni.
"Bene. Avanti, Bess. Andiamo a riposarci."disse Cora e, prendendo Bess sottobraccio si incamminò per la rovinosa salita che portava fino al castello. Dietro di esso c'era un grande giardino, curato da Joshua Murdoch, il giardiniere che aveva preso a servizio suo padre anni prima.
Cora sentiva che l'aria le prometteva qualcosa, un grande cambiamento, ma non sapeva dire né come, né quando né perché. Lo sentiva e basta.

19 settembre 2009

"Cora, ma che bella sorpresa!"Julia accolse la sua amica nella sua camera lussuosa e grande. Profumava di loto, la fragranza preferita di Julia. Sulla toletta c'era un mazzo di rose rosse appena sbocciate. Il letto, sfatto, era un groviglio di lenzuola e di coperte. Julia era davanti allo specchio che si stava facendo acconciare i capelli da una domestica. I suo lunghi capelli castano chiaro erano simili alla seta, morbidi e lisci. La domestica li stava arricciando con il ferretto caldo. I boccoli le ricadevano lungo in collo e le spalle. Con una parte dei capelli invece fece uno chignon sulla sommità della testa.
Cora si tolse il cappellino bianco e si sedette sul letto, le mani incrociate in grembo.
"Come mai qui, tesoro?"le chiese Julia.
"Mi chiedevo se avevi voglia di spendere un pò con me per Harrods e Harvey Nichols."rispose Cora sorridendole attraverso lo specchio.
"Mmh. Va bene, Cora."Julia la guardò con i suoi occhi castani, magnetici e penetranti. "Puoi andare Georgie."disse poi mandando via la domestica.
"Misses"Georgie fece un leggero inchino alle due donne e sparì dalla stanza.
"Cora ci conosciamo da quando siamo bambine. Cosa c'è che non va? Non sei una spendacciona e vai per negozi solo se hai dei pensieri che ti frullano per la testa."Julia si sedette accanto a Cora. Le prese le mani guantate e le strinse. Poi, fissò lo sguardo sulla rosa di pasta di sale, sorridendo. "E' un regalo di uno spasimante?"ridacchiò.
"No. E' il regalo di compleanno che mi hanno fatto i bambini del St. James. E, tu, piuttosto... quelle rose sono di uno spasimante, vero?"Cora rise e si avvicinò alle rose, annusandole. Erano profumatissime.

"Già. Sono del giovane Philippe Locke. Mi sta corteggiando da un pò, sai? Sono già due settimane che viene per il the delle cinque."disse Cora con un sorriso sognante sulle labbra.
"Oh. Che bello. Pensi di sposarlo?"Cora si voltò, pensando che lei non aveva ancora avuto corteggiatori. Eppure, aveva debuttato in società due anni prima ed era ricca, era una baronessa.
"Se papà accetterà la sua proposta..."gli occhi di Julia luccicavano come stelle in una notte d'estate.
"Beate te, Julia. Se mi sposassi, potrei andare via da Londra."mormorò amara Cora, dando le spalle a Julia.
"Cos'ha che non va Londra, mia cara? E' il centro della civiltà e dell'aristocrazia, e l'Inghilterra è la prima potenza europea."Julia si avvicinò a Cora mettendole una mano sul braccio.
"Sì, certo. Ma io mi sono stufata di vivere a Londra. Voglio cambiare vita."Cora si voltò e si precipitò a prendere il cappello. Lo indossò e prese la borsettina blu sul letto, agganciandosela al polso. "Andiamo?"chiese poi.
"Sì, andiamo. Mi spiegherai tutto lungo la strada."Julia la prese a braccetto e, entrambe, scesero dabbasso.

Harrod's era a Knightsbrigde. Costruito nel quartiere dell'East End, nel 1849 fu trasferito nel quartiere dove ora si trovava. Era formato da 7 piani contenente 300 reparti. Cora e Julia si trovavano in un negozio di abbigliamento. Cora aveva voglia di spendere e aveva già comprato un capello rosso da abinare all'abito da cavallerizza rosso e nero che aveva a casa, un corpino intimo di pizzo e seta, poi degli stivaletti meravigliosi di pelle con un fiore di pizzo e mussola sul centurino. Un garzone aveva portato pacchi e pacchettini in carrozza per alleggerire le due donne.
"Allora Cora. Cos'è questa storia, cosa vuol dire che non vuoi più vivere a Londra?"chiese Julia mentre osservava del raso indaco, perfetto per una delle serate della saison. Non vedeva l'ora di trasferirsi in Scozia per l'estate: il clima era perfetto per ballare, non faceva caldo come a Londra. E poi ci sarebbe stato il suo Philippe.
"Vuol dire che sono stufa di tutto questo, Julia. E' così difficile da capire?"rispose Cora lisciando della mussola con le dita.
"Sì, è difficile da capire dal momento che sembri una pazza. Londra è la tua città, ci sei nata e cresciuta. Perché lasciarla?"disse Julia mentre dava le sue misure alla commessa. "No, novantaquattro, non ottantasette."la corresse mentre prendeva nota del giroseno.
"Perchè sono ventitré anni che vivo sempre nella stessa città, Julia!"urlò Cora facendo calare il silenzio nel magazzino.
"Cora!"Julia la prese per un braccio e la trascinò fuori i magazzini. "Cosa diavolo ti prende?"disse poi al di fuori.
"Mi prende che sono stufa. Mio padre è sempre via, mia madre se n'è andata quando ero piccola..."sussurrò Cora, guardandola con i suoi occhioni verdi. "Me lo ricordo quel giorno sai? Quando mia madre se n'è andata. Era febbraio e c'era la neve. Stava litigando con papà, ad alta voce. Diceva che amava Kenneth e che lui, il papà, era solo un peso per lei. Papà l'aveva scongiurata di rimanere per me. Quella donna aveva detto che non mi voleva, che non provava affetto per me, che non era capace a fare la madre. L'ho vista salire in carrozza e andarsene. Avevo cinque anni."mormorò infine.
"Oh, Cora, piccola." Julia le strinse le mani, addolorata per la sua amica.
"Voglio tornare a casa, Julia."Cora si incamminò verso la carrozza.
"Eh no, mia cara. Ora, Cora, ci andremo a divertire."Julia la prese per mano, ridendo.
"Cosa...?"Cora la guardò spaventata. Julia era sempre stata una sventata... e forse doveva cominciare ad esserlo anche lei.
"Andiamo al Covent Garden. Ci sono gli artisti di strada: sputafuoco, giocolieri, mimi!"rise Julia, trascinandola in carrozza.
"Ma... è sconveniente!"disse Cora, scandalizzata.
"Senti, Cora, hai detto tu che vuoi cambiare vita, no? Allora comicia da qui, dalle piccole cose."
"Hai ragione, Julia. Andiamo al Covent Garden!"ridendo, Cora entrò in carrozza.
Se voleva lasciare la sua vita vecchia per appropiarsi di una vita nuova aveva ragione Julia, doveva cominciare a cambiarla dalle piccole cose.

18 settembre 2009

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L'Istituto St.James si trovava ad ovest di Whitehall; era un istituto prettamente maschile, costruito nel 1825. Si affacciava sul Parco Reale di St.James, acquistato da Enrico VIII nel 1532. Cora attese che il cocchiere le aprisse lo sportello e scese prendendo la mano dell'uomo. Bess le aveva dato tanto cibo da portare ai bambini dell'istituto: formaggio, pane, carne secca, legumi, frutta, e i brownies che piacevano tanto loro. Cora Si voltò un momento: il parco era delimitato da un alto muro, gli alberi che, verdi, svettavano verso il cielo. Chissà se la Regina Vittoria cavalcava ancora? Suo padre, le aveva detto che forse, sarebbero stati convocati a corte, un giorno. Chissà com'era la corte di Vittoria? Scosse lentamente la testa e tirò la cordicella del campanello. Attese pochi istanti e una piccola fessura si aprì. Il volto di una giovane suora apparve, sorridente.
"Oh, Miss Willifred!"disse entusiasta e, aprendo il portone, fece entrare dentro Cora.
"Buongiorno, sorella Hannah."Cora sorrise e indicò la carrozza. "Ho portato delle provviste per i piccoli. E anche i brownies."
"Oh, Miss! Siete così buona, proprio come vostro padre. Avete notizie di lui?"Suor Hannah la fece entrare, mettendole una mano sulla schiena. "Chiamo delle consorelle per aiutare il vostro cocchiere a portare dentro le provviste, Miss. Intanto perché non andate al parco con Suor Judith? I bambini saranno contentissimi di vedervi." Suor Hannah chiamò la sua consorella, dicendole di accompagnare Cora dai bambini.
"Subito, sorella. Venite Miss."Suor Judith prese Cora a braccetto e la condusse verso un grande prato da dove le voci dei bambini arrivavano sempre più acute.
"Vi piacciono davvero tanto i bambini, Miss."constatò Suor Judith sorridendo alla figura bionda e minuta accanto a lei.
"Oh, li adoro, Sorella. E vederli soffrire così, senza genitori, mi spezza il cuore. Voi... credo che saprete la mia storia."mormorò infine Cora, sentendo come una pugnalata al petto.
"Oh, Miss. Sì, lo so. Ma Dio è grande e sa perdonare."
"Forse lui, ma io no, Suor Judith. Mia madre aveva fatto un giuramento davanti a Dio, perché ha dovuto romperlo?"Cora si rabbuiò.
"I disegni di Dio non sempre sono comprensibili per noi, Cora."Suor Judith le sorrise, stringendole un braccio.
"Miss!"un coro di voci infantili ruppe il silenzio che era calato sulle due donne e, Cora, in un attimo si ritrovò inondata da bambini che le si stringevano addosso, facendola ridere. "L'avevo detto a Matt che sareste venuta a trovarci!"urlò uno di loro, Joe, il più intraprendente.
"Verrò a trovarvi ogni volta che potrò, Joe. Ma tra qualche giorno dovrò partire per la Scozia, bambini e tornerò ad ottobre."li informò Cora, carezzando le teste ai venti bambini che erano accanto a lei.
"Suor Hannah ce l'aveva già detto, Miss! E le abbiamo fatto un regalo di compleanno, venite a vedere!"Joe la prese per mano e la guidò verso un grande tavolo disseminato di fogli colorati e pasta di sale e argilla. Joe prese un sacchettino di velluto nero da sotto un foglio e lo porse a Cora.
Cora lo aprì versandosene il contenuto sul palmo. Il cuore le si colmò di gioia e gli occhi le punsero. Una rosa rossa di pasta di sale smaltata attaccata ad una catenina di caucciù.
"Oh, bambini. E' meraviglioso!"disse commossa. Se lo mise al collo e si inchinò ad abbracciare ogni bambino, felice come non mai. "Non me lo leverò mai, tesori miei. Ve lo prometto."disse carezzando le guance dei pargoli. "Ora però devo andare. Prima di partire tornerò da voi, ve lo prometto."disse poi e, salutando tutti i bambini, tornò alla carrozza.
"Abbiamo caricato tutto, Miss Willifred. Grazie di tutto. Oh, vedo che i bambini vi hanno dato il loro regalo."disse Suor Hannah, sorridendo.
"Già. Sono davvero dei tesori. Vorrei davvero portarli tutti con me, Sorella."Cora sorrise di rimando, stringendo le mani della suora.
"Siete molto buona, Cora. Che Dio vi benedica. Ora andate, però."
"Arrivederci, Suor Hannah."Cora montò in carrozza alla volta di Russel Square.


... segue L'amante della Savana

"Su, su, Miss. Tra poco si aprirà la saison e ve ne andrete in Scozia per qualche mese. Festeggerete il vostro compleanno e vi troverete un buon marito."Bess parlava dal boudoir mentre l'acqua calda e corrente scendeva nel secchio per riempire la vasca.
"Sì, Bess. Passerò il compleanno senza mio padre, l'unico genitore che mi è rimasto, con una moltitudine di giovanotti che non vedono l'ora di portarmi a letto. Bel co
mpleanno, Bess."rispose Cora, guardando Trafalgar Square vitale e piena di carrozze, signore con cagnolini al guinzaglio, Lords della camera che si dirigevano a Whitehall Palace, omnibus trainati da cavalli. Si sentiva triste, isolata dal mondo, senza suo padre. Chissà dov'era? Africa, Giamaica, India? Dove diavolo si era andato a cacciare? Le aveva inviato una lettera la settimana prima, dicendole che non sapeva se fosse riuscito a tornare in tempo per la saison e si era sentita ancora più persa. Si abbracciò da sola, alzando le ginocchia al petto e vi poggiò il mento sopra. Sospirò chiudendo gli occhi, immaginandosi una qualche novità che potesse travolgerla e cambiare la sua vita. Sentì il materasso sprofondare sotto di sè e il braccio di Bess le circondò le spalle.
"Miss, non angustiatevi. Avete tutto qui, una casa, dei begl'abiti, denaro. Potete togliervi tutti gli sfizi che volete. E siete così giovane e bella, Miss."mormorò Bess carezzandole i lunghi capelli biondi come l'oro. Somigliava tanto a suo padre, Lord Mark.
"Ma io mi sono stufata di avere tutto, Bess! Io voglio una nuova vita, voglio cambiare tutto. Non ne posso più di abiti, denaro, feste e balli."stizzita, Cora si alzò, guardando nell'armadio. Quale stupido abito poteva mettere? Quello in chiné blu con la gonna avorio, decise e, prendendolo dalla stampella lo gettò con rabbia sul letto.
"Cora, lo sai che io ti sono stata accanto come una madre. E non voglio vederti così, cara."Bess le presele mani e la guardò negli occhi con i suoi color del caffè. "Tu sei fortunata, piccolina, altre ragazze in età da marito ora, stanno facendo le sguattere o peggio ancora, lavorano nei bordelli come prostitute. Io so cosa significa non avere nulla, vengo dall'Africa e, nonostante il mio paese mi manchi, non rimpiango di essere qui."
Cora non rispose ma l'abbracciò stretta, respirando l'odore strano eppure confortante della sua pelle.
"Preparami delle scorte da portare all'Istituto St. James, Bess. I bambini staranno aspettando i Brownies."mormorò Cora andando poi verso il boudoir.
"Bene. Dove andate dopo?"le chiese Bess, allora, aprendo la porta.
"Credo che andrò con Julia da Harrod's."


15 settembre 2009

L'amante della Savana

Prima puntata

Il Kilimangiaro svettava innevato dalla finestra della sua capanna. Era una capanna di fango, argilla ed escrementi animali, una miscela isolante che teneva al riparo dal caldo africano. Il sole, un'enorme palla gialla, si levò da dietro il monte altissimo e delle note di acacia si diffusero per l'aria. Un canto primitivo, un rullare di tamburi e poi un corno da caccia. Suoni inconfondibili per orecchie esperte come le sue. Si alzò dal letto - un giaciglio di paglia su una brandina di ferro - e tolse dalla finestra la tenda di fortuna fabbricata con pelle di leopardo. Che spreco, pensò, amara. Vedere la pelle di quello splendido animale appeso alla sua finestra le metteva tristezza... acacie, alte e verdi e dalla chioma ad ombrello si stendevano a macchia di leopardo in una radura di erba bassa ma fitta, dove i predatori si nascondevano perfettamente. I colori dell'alba Africana erano di tonalità arancio scuro, miele, marrone e nero, come un quadro di Caravaggio. Una giraffa si abbeverava pigramente ad una pozza nella sua buffa posa, come se fosse un paggio stanco di inchinarsi per tutta una sera di fila, un elefante barrì ed il suo eco si sparse per il paradiso che tornava dalla notte. Un marabù spiccò il volo, confondendosi con la palla infuocata del sole. Un ghepardo si avvicinò, alzandosi su due zampe e le toccò una spalla, scrollandola.
"Miss Willifred? Miss? Miss, svegliatevi, sono le dieci passate!"disse, urlando quasi.
Cora aprì gli occhi, senza focalizzare la tarchiata figura di Bess la sua domestica di colore. Aprì e chiuse gli occhi per un paio di volte prima di rendersi conto di dove si trovava.
"Oh, sei tu Bess."mormorò mentre si stiracchiava.
"E chi altri sarebbe dovuto essere, Miss?"le chiese Bess aprendo la tenda.
Cora si affacciò. Altro che savana: Trafalgar Square era sempre lì. Centro del West End, Trafalgar Square riportava su marmo la vittoria di Trafalgar e del Capitano Oratio Nelson. Cora sbuffò. Anno del Signore 1887: compiva ventitré anni il dieci di maggio... ossia tra una settimana. E suo padre, Lord Mark Willifred non sarebbe che tornato per la fine di giugno, a causa dei suoi commerci. Non solo, si sarebbe candidato presto in politica.
"Volete che vi faccia preparare un bagno caldo, Miss?"chiese Bess, rompendo il filo dei suoi pensieri.
"Sì. Grazie, Bess."Cora sorrise e si mise seduta sul letto, guardando il pavimento di legno. Sognava di andare in Africa da quando era bambina... da quando sua madre abbandonò lei e suo padre per un francese molto più ricco e giovane di Mark. Eleanor Jefferson... una donna fuggita ai suoi doveri.

Questo è un primo assaggio... il seguito lo posterò domani!!

14 settembre 2009

Eccomi qui!!!

Ciao a tutti!!!
Il mio nome è Annalisa, ho 19 anni e amo scrivere. La scrittura è tutto per me, la gioia più grande e anche il più grande grattacapo... Scrivere e trasmettere emozioni non è facile...
Spero che questo blog sia frequentato da veri amanti della scrittura, se non da scrittori in erba, come me e perché no, spero sia di riferimento per chi voglia incominciare a scrivere.
Un bacio,
Annalisa